venerdì 17 maggio 2013

Davide, un camionista etero.


Voglio raccontarvi un'avventura alle mie prime armi.
Era la fine di Giugno tornavo da Bologna in direzione Milano, faceva caldo, le ombre incominciavano ad allungarsi e il sole rosso al tramonto illuminava l'autostrada facendola sembrare una lingua arrossata vogliosa di essere leccata.
Arrivo all'area di sosta di Fontanellato, (prima della costruzione del passante ferroviario era una splendida occasione in tutti i sensi), entro, è piena, non vedo un posto, cazzo devo andarmene ma mentre io cercavo un collega usciva lasciandomi il posto vicino ad un vecchio Turbostar. Io allora guidavo uno Scania 142 Rosso moderno per quegli anni, ma ancora senza aria condizionata, quindi si guidava mezzi nudi, mi sistemo accanto all'altezza del finestrino del mio collega, camion che era chiuso con le tendine tirate.
Fontanellato era un area di sosta splendida, aveva i servizi con i cessi degli uomini con i fori per il pisello, aveva più piazzole anche discrete, e poi c'era la possibilità di andare in una trattoria appena fuori i cancelli che delimitavano l'area, e anche di passare l'autostrada dalla parte opposta passando sul ponte adiacente.
Che permetteva di andare a battere dall'altra parte senza essere visti salire o scendere dal camion, e ovviamente cosa più difficile fare sesso con i colleghi.
Mi sistemo, mi lavo e infilo i pantaloncini corti e una maglietta pulita, calzo le SUPERGA bianche e mi avvio alla trattoria.
Salve vorrei cenare, una signora di mezza età grassa e scorbutica si fa avanti e mi dice che sono pieni, e se volevo o aspettavo una mezzoretta o mi sedevo con qualcuno, non c'è problema se mi siedo con lei? Domando ad un orso che non ha ancora cominciato a cenare.
Davide, così si chiamava alza la testa e cortesemente annuisce e mi invita a sedermi, grazie rispondo e porgendogli la mano lo saluto presentandomi, Alcace, lui Davide, e mi siedo.
Quando sono seduto difronte e lui mi guarda il sangue mi ribolle e quasi non riesco più a parlare.
Occhi azzurro chiaro, capelli rasati castani con un pizzetto corto che contornava una bocca carnosa lasciando intravedere una dentatura bianchissima, collo taurino con catena d'oro e una canotta nera che metteva in risalto la muscolatura possente ma non eccessiva che non voleva dire che era palestrato ma che quelli erano tutti naturali.
Ordino la cena e cominciamo a chiacchierare.
Alcace, scusa ma cosa vuol dire questo nome? Mi chiede, niente di particolare, i miei erano un po strani, e hanno vissuto per parecchio tempo in Turchia, e questo è un assonanza di un nome turco che voleva dire azzurro, e dicendomi questo mi fissava negli occhi, imbarazzandomi, e continua, tu non sei un camionista, sei troppo elegante, mani pulite e ordinate orologio prezioso e, lo interruppi e appoggiando le chiavi dello Scania sul tavolo, sbagliato, sono un camionaro e ne vado fiero, anche mio padre lo è e mio fratello idem.
Scusa, non prendertela ma sai qui tu ti siedi e subito arriva qualcuno a rompere, sai che questa piazzola è piena di "froci",e tu non mi sembravi proprio uno di noi, Davide non capisco, cosa vuoi dire con uno di noi?
Alcace, dico che tu sembravi più un gay che un camionista, dai comunque finiamola di dire stronzate e beviamo su.
Prendiamo i bicchieri e brindiamo, e brindiamo e uno dopo l'altro Davide si scola due bottiglie di vino, finiamo di cenare beviamo il caffè con ammazzacaffè, e in questa serata si parla di tutto ma di più di figa, una in tutte le città e non si può vivere senza. Queste in breve sono le parole di Davide, un uomo tutto di un pezzo, con il cazzo sempre pronto a spaccare ogni verginella che si presenta davanti.
Paghiamo, usciamo e ci incamminiamo nel parcheggio dove ormai è buio e quasi tutti dormono, solo qualche cabina a le tende aperte e i finestrini abbassati per poter resistere all'afa, Davide a malapena si regge in piede, sbiascica, si capisce che è ubriaco o comunque alticcio,dove sei posteggiato le chiedo, non mi ricordo forse là in fondo, dai ti accompagno.
No non è qui, il mio camion non c'è, ma Davide che barra hai. Lui un Turbostar grigio telonato, allora forse so dove è, e lo accompagno al suo mezzo, che era proprio in fianco al mio.
Davide è questo? Si prende le chiavi ma non riesce ad aprirlo, lascia faccio io, gli apro lo sportello e le chiedo se devo aiutarlo a salire, no Al, ce la faccio da solo, e poi prima devo pisciare e lavarmi un po, e detto fatto incomincia a spogliarsi, si toglie la canottiera mettendo a nudo un fisico splendido, un pelo abbondante su tutto il ventre e con due capezzoli da mordere, senza preoccuparsi slaccia la cintura e si toglie anche i pantaloni assieme alle mutande, o forse non le aveva, e rimane nudo, splendido anche con poca luce un culo con due glutei sodi e ricoperti da un pelo vellutato, a quella vista io mi arrapo moltissimo e il mio cazzo era diventato durissimo e mi faceva male, dovevo liberarlo.
Davide come se niente fosse, si mette fra la motrice e il rimorchio e prende fra le mani un pisello di notevoli dimensioni, barzotto, con una cappella illuminata dalla luna di una bellezza golosa, e comincia a fare una pisciata da cascata.
Finito apre la piccola cisterna e barcollando si lava l'uccello, il culo, e poi tenendosi alla portiera i piedi.
Fa tutto senza neanche vedermi come se fosse in estasi, cerca poi di salire ma fa fatica ed quasi cade, allora io da dietro lo sorreggo e lo spingo in cabina, lui a tentoni riesce a stendersi sulla cuccetta, e in un attimo di lucidità mi chiede se gli abbasso i finestrini e chiudo il camion mettendo poi le chiavi sul sedile, in modo che alla mattina le ritrovava.
Io ormai, dopo averlo spinto da dietro e toccato quel suo pelo per mè in resistibile mi accorgo che sono venuto nelle mutande senza neanche menarmelo, ero strano, mi siedo alla guida e accendo il quadro per tirare giù i finestrini, mi giro e vedo Davide che sdraiato supino si era addormentato profondamente, e che il suo cazzo non era moscio, ma forse era così solido perché è notevole. Mi giro lo guardo, non resisto lo tocco, prendo in mano il suo pisellone e comincio a stringerlo e Davide non da segni di vita, prendo coraggio mi spoglio, mi asciugo lo sperma che aveva inondato le mie mutande, e nudo mi metto a cavalcioni di Davide e comincio a succhiare quel suo enorme cazzo.
Un pensiero, se si sveglia questo mi uccide, ma va non ti uccide ti fa continuare, penso fra me e me, la mia eccitazione era altissima e quindi continuo a succhiare la cappella che era l'unica cosa che riuscivo a prendere in bocca, era veramente enorme, e al mio contatto questo prende vita e si gonfia diventando magicamente un palo, non lungo ma tosto, una ventina di cm. di terrore.
Si muove e borbotta qualcosa che non capisco, si distende e mettte le mani incrociate dietro la testa, e accenna un sorriso, io lo guardo è sempre più bello, mi rimetto a succhiare e il suo cazzo diventa sempre più duro e freme di piacere, e due colpi e mi si riempie la bocca di sperma, acre caldo e vischioso, che ingoio avidamente lasciando la cappella linda e morbida (20 anni fà si poteva ancora bere il nettare, AIDS non era ancora una peste).
Un fremito, Davide apre gli occhi e sobbalza, un colpo di reni e si siede sulla brandina sbigottito, MA CHE CAZZO FAI?
Ma sei scemo, tutta la sbornia è passata in un attimo, io rimango impietrito.
Cosa ci fai tutto nudo qui in cabina, io balbettando, niente, ti ho messo a letto perché non riuscivi a salire, ok, ma perché sei nudo?, perché mi sono bagnato e quindi dovevo spogliarmi per non sporcare dappertutto, e poi vedendoti così mi hai eccitato e non ho saputo resistere e ti ho fatto una pompa. Tu cosa, si hai capito beno ti ho fatto un pompino e ho bevuto tutta la tua sborra, ma che cazzo stai dicendo, io sono venuto?
Si, stai scherzando vero, no e tutto vero.
Rimane ammutolito, mi guarda, si tocca il pene se lo guarda e lo strizza, e una piccola goccia biancastra esce dall'orifizio, o cazzo ma io sono proprio venuto, e sei stato tu.
Si ti ho succhiato il cazzo fino a farti venire, e io non mi sono accorto? Non so ribatto avevi un aria felice, sembrava che ti piaceva, Davide a quel punto prese a ridere, ti avevo dato del frocio e a quanto pare non mi ero sbagliato! Ma tu allora lo sei davvero. «negare negare sempre» Io non sono un frocio come dici tu, eventualmente mi puoi definire bisex, mi piacciono le donne tante vero che sono sposato, ma mi piacciono i maschi non gli uomini, i maschi come te, quelli mi eccitano e sono pronto a fare sesso con loro in qualunque modo. Vorresti dire che ti fai anche scopare? Ero arrapato da quei discorsi, e si vedeva bene, ma non sapevo cosa rispondere, se dicevo di si e lui voleva farlo? Chi prendeva quell'arnese, e se dicevo no mi avrebbe dato del bugiardo e calunniato con i colleghi? Tacqui, lui incalzò, rispondimi, io non ho mai fatto sesso con un uomo, anche se su questa autostrada le occasioni non mancano e le checce ti bussano ai finestrini, io non ho mai fatto salire nessuno, e adesso che ho qui un bel esemplare cosa devo fare, buttarlo giù dal camion o scoparmelo? Incrociai le dita. 

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